Ritardo nella diagnosi non è accettabile nemmeno se la malattia è incurabile. Condannato un medico per omicidio colposo

Cassazione. Ritardo nella diagnosi non è accettabile nemmeno se la malattia è incurabile. Condannato un medico per omicidio colposo

Anche prolungare la vita di settimane o di anni grazie a una diagnosi tempestiva è un elemento da prendere in considerazione per la valutazione della responsabilità medica e per questo la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza della Corte di Appello che scagionava il medico accusato di non aver diagnosticato per tempo una gravissima forma tumorale. LA SENTENZA.

13 NOV – La malattia è incurabile? Non importa: se il medico non l’ha comunque diagnosticata in tempo non può essere assolto.

Anche prolungare la vita di settimane o di anni è un elemento da prendere in considerazione per la valutazione della responsabilità medica e per questo la Corte di Cassazione (IV sezione penale sentenza 50975 dell’8 novembre) ha annullato la sentenza della Corte di Appello che scagionava il medico accusato di non aver diagnosticato per tempo una gravissima forma tumorale.

Il medico imputato era finito sotto processo per omicidio colposo per aver scambiato un tumore al pancreas per un’ernia iatale, arrivando alla corretta diagnosi solo quando la malattia era ormai in fase troppo avanzata per qualsiasi intervento.

La Cassazione reputa “inspiegabile” la scelta della Corte di Appello di Bari di definire “al di fuori della tipicità penale” il caso in questione.

Secondo la Cassazione nella valutazione della responsabilità del sanitario, sia civile che penale, non può non essere preso in considerazione il mancato prolungamento della vita di settimane o addirittura di anni derivante dall’errore, al di là dell’esito infausto e inevitabile della patologia.

I giudici della Corte d’Appello avevano assolto il medico perché la patologia pancreatica, viste le conoscenze attuali, era a “esito infausto inevitabile” e che solo questa è stata la causa della morte, mentre l’azione del medico non poteva evitarla. Per la Corte d’appello, inoltre, “se una diversa diagnostica, più tempestiva, avrebbe potuto ritardare o meno l’esito infausto resta al di fuori della tipicità penale”.

Per la Cassazione, invece, tale posizione “è errata in punto di diritto – e anche di difficile comprensione”.

In campo oncologico, secondo la Corte,  la diagnosi precoce è un fattore di assoluto rilievo o “per sottoporre il paziente a terapie salvifiche o comunque, come in caso di tumore al pancreas, per apprestare un intervento chirurgico e delle terapie che, sebbene non siano molto probabilmente salvifiche, possano quanto meno comportare un allungamento significativo della vita residua del paziente”.

Di conseguenza, posto che “se la morte deriva da un errore diagnostico la sua causa è sempre la patologia”, non è possibile evitare gli opportuni accertamenti diagnostici “né può essere esclusa la responsabilità del medico che, con il proprio errore diagnostico, lascia il paziente nell’inconsapevolezza di una malattia tumorale dal momento che il ricorso ad altri rimedi terapeutici, o all’intervento chirurgico, avrebbe determinato un allungamento della vita”.

13 novembre 2017

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